Voglie.

Che dire?

Vi capita mai di avere voglia di scrivere, una voglia pazza, da dover muovere le dita, da dover far uscire qualcosa, scaricare sulla carta o sulla tastiera? E vi capita mai di sentire una sinfonia o una musica suonata al piano e voler inventare le parole? Sentire che c’è sotto una storia, capirla, ma non riuscirla a raccontare. Perché troppo grande, troppo da essere mostrata. Così mi sento spesso, c’è troppo da mostrare, ma quel troppo quasi implode.

Vi viene mai voglia di amore? Amore tenero, abbracci, baci sfiorati e carezze; e poi amore rosso fuoco, amore passionale da sfogare e dimostrare con il fisico.

E dopo viene la voglia di essere guardati con stima, con apprezzamento. Voglia di essere notati.

Esperimento.

Inizio confuso di una storia che ho in mente, una storia che è parte di me.




 

Tesoro, le tue storie sono belle, perché le racconti a me?

Ti basta scrivere per risolvere il tuo problema, metti sulla carta quel che mi racconti. Come dici? Vuoi che lo faccia io per te? La Musa dovrebbe ispirare e basta, non fare il lavoro del poeta, non trascrivere. Come dici? Sono una Musa speciale? 

Mi viene facile, pensi e scrivi, pensi e getti, pensi pensi pensi, scrivi, scrivi, scrivi. Posso farlo per te.

Sembri la scena di un film, mentre disteso, nudo, sotto le coperte, guardi il soffitto senza stelline e viaggi con la fantasia. E poi gasato come un bambino il giorno di Natale, mi guardi e con occhi brillanti mi racconti le tue idee, cosa vuoi fare, cosa che nessuno ha mai capito e che a me affascina da matti.

Va bene paziente caro, la psicologa ha ascoltato, c’era, trasforma il foglio nella tua psicologa. Il foglio ti ascolta, c’è, è tuo solamente, non puoi esserne geloso e mai ti tradirà finché lo terrai con te. Il foglio ti fa da sfogo come la psicologa; la psicologa ha due occhi, specchio dell’anima che possiede tante storie come dicevi tu, e il foglio no. Ma il foglio è bianco, non lasciarti spaventare, fanne ciò che vuoi. Puoi plasmarlo, un piccolo bambino che cresce con te, da accudire, da educare.

E’ bello che tu non abbia raccontato; un piccolo segreto, parole tue. Come si fa con le grandi storie d’amore, non si svelano, non si raccontano, rimangono nei ricordi degli amanti, vividi nelle loro menti e basta. O semmai nei fogli scritti di uno dei due; ma non si vendono, si tengono al sicuro, perché quella persona si è spogliata con te, si è aperta e tu devi prendertene cura da allora: e arriverai ad avere un numero di tesori preziosi.

Non so perché non ho mai scritto una vera storia, ma solo pensieri sparsi, buttati lì, senza inizio né fine, vaganti. La storia spaventa, è qualcosa di grosso, solido, si può iniziare? Forse sono pronta, ma lo scoprirò solo man mano.

Tu mi piaci come musa, come supporto, e ci proverò.

Così.

Con la paura di cadere, di morire, la paura della fine. Che non riesci nemmeno ad avvicinarti alle scale, ad uscire in terrazza dalla vertigine.

Con la paura del tempo, la malinconia per i giorni che passano troppo veloci e ti sfuggono di mano.

Con i ricordi sfuocati, i dubbi, ‘e se avessi fatto così? non bisogna avere rimpianti; infatti io non ne ho’.

Con le canzoni che fanno riaffiorare i ricordi.

Con la voglia di amare, di essere coccolata, di prendersi cura di qualcuno, di dimostrare.

Con sotto le note di una nuova scoperta: Il bacio sulla bocca di Ivano Fossati.

Oggi, io, così.

E voi?

Caro Babbo Natale…

Sono tornata, dopo un bel po’, con la voglia pazza di scrivere, quando dovrei studiare…e intanto svelo una cosa che non sapete di me. E ora, mancando poco a Natale, devo fare la mia lista delle cose cattive, perchè sono piena di difetti.




Caro Babbo, prima dei miei desideri devo ammettere un paio di cosette:

Sono una gran invidiosa, è brutto lo so, cerco di nasconderlo, ma alla fine lo sono, e tengo tutto dentro. Sono anche troppo buona, e le persone buone lo prendono sempre nel culo e mi sono rotta. Sono gelosa delle mie cose, delle mie soddisfazioni e non sopporto quelli che mi copiano, ma perchè? E ho detto un po’ troppe parolacce ultimamente. Una cosa che non avrei dovuto fare è stata illudere altri, ma soprattutto me stessa: auto convincermi di una cosa che non era quella. E Babbo, dio se sono pigra e disordinata. Mi prenderanno mai così? E perchè non mi incazzo per bene a volte dicendo quello che penso? Mentre a volte dico frasi sbagliate. E la timidezza? Perchè rispunta insieme alla sensazione di inferiorità? E sono una gran pettegola, è bruttissimo, lo so. E sono menefreghista, ma alla fine le cose mi rimangono in testa come senso di rimorso. Sono stra piena di difetti, è vero, lo ammetto.

I miei desideri te li dico più avanti, intanto assimila tutto ciò.

Piccola Cenerentola.

Questa sera Cenerentola è tornata a casa sei minuti in ritardo; e se la sua giornata era iniziata male si è conclusa ancor peggio, dovendo subire le provocazioni immature di una sorellastra. Non rispondeva mai a quelle frecciatine, non la sopportava e il suo carattere, socievole quando voleva ma principalmente introverso, non faceva altro che sparire sempre di più. E poi non si abbassava a rispondere: che cazzo voleva ottenere da quelle frecciatine? L’aveva sempre giudicata dalla prima volta, solo in base alle scarpine, in base ai capelli naturali e ai suoi studi.

E Cenerentola si chiedeva, tornata a casa, avrebbe mai voluto essere come lei? Con quel carattere spavaldo all’apparenza, arrogante, menefreghista per farsi figa, volgare alle volte, incoerente. Anche no. Poi si guardava, con la sua timidezza, il suo essere calma, tranquilla, il suo pensare prima di parlare, il suo non prendersela facilmente. E si diceva che quella timidezza, quiete, qualcuno prima o poi l’avrebbe apprezzata e quel qualcuno avrebbe scoperto anche il rosso fuoco che aveva dentro.

E vaffanculo.

Odio.

Odio le domeniche.

Così come odio le mancanze di rispetto, e dio solo sa quanto odii le ingiustizie. Le ingiustizie mi fanno proprio piangere dal nervoso. I fraintendimenti, sempre odiati da quelli più piccoli tra persone attorno a me.

Non sopporto chi urla, chi mette zizzania e si arrabbia per ogni cosa: mia sorella è proprio così.

Non sopporto i presuntuosi, i permalosi.  Odio le pubblicità, penso come tutti, e i riepiloghi delle fiction.

E odio chi non chiude la porta del tutto ma lascia un piccolo spazietto, che sia nella vita o che sia nelle relazioni.

Odio i tormentoni dopo un po’, e la gente che segue le mode, anche se a volte lo faccio anche io.

Odio chi vuole fare sempre bella figura e pur di farla mente a se stesso e finge.

Odio la superficialità e la pesantezza.

Odio la macedonia e i sapori che si mischiano.

Odio la banalità, la mediocrità. Non sopporto quelli che si accontentano e poi si lamentano.

E odio avere la fronte alta. E odio quell’amica (e che amica) che a 4 anni mi consigliò di mangiarmi le unghie: così ora posso suonare il piano ma non mettermi lo smalto.

E non sopporto le persone organizzate e ordinate, perché vorrei esserlo anche io.

E odio tutte quelle persone che mi stanno antipatiche che si chiamano con i nomi che volevo dare ai miei figli e che ora non posso utilizzare più.

Infine odio gli allergici alle cose che piacciono a me, perché ogni volta o non posso andarci a mangiare assieme, o non posso mai condividere il mio cibo con loro.

Oggi va così.

Oggi sono girata male, sono lunatica, scazzata, immotivata…insomma, come l’uomo immagina tipicamente la donna con il ciclo: sono così.

Quindi, non avendo voglia di scrivere qualcosa di sensato o chissà che, voglio fare un gioco, se gioco vogliamo chiamarlo.

Voglio sapere, poi nessuno mi cagherà ma amen…voglio sapere come mi immaginate.

Come sono secondo voi? Non ho mai svelato troppo sulla mia identità, praticamente niente…quindi sentiamo, a voi la parola!

 

Umore.

Vena poetica…in realtà sono solo vecchi ritrovamenti.


 

Umore e umore

Umore indifferente

Umore calmante.

Umori da soli

Sola

Quando ti abbandoni.

Scarica e fatica

Imprevedibile vita.

 

 

 

 

Linee.

A che pensi?

Mentre risparmi, guidi, guadagni

Cosa faccio secondo te?

Mentre aspetto, vivo, resetto

Due linee incrociate

Un solo, piccolo, inavvertibile, punto d’incontro

Fragile, debole, ma profondo.

Poi vanno avanti, diritte e rigide, le linee

Le vite.

 

Autoironica.

Oggi cari miei una cosa un po’ diversa e simpatica! Oggi mi girava così….ho preso una mia vecchia ‘poesia’ e mi sono divertita a prenderla un po’ in giro, a modificarla. Voilà!




Devi leggermi per capirmi

Perché a voce non sono poi così brava (dipende)

Sono portata per il silenzio (molto meglio di tanta gente che dice cagate)

Lì sono una professionista

Nello stare zitta ad osservare ogni minimo particolare

Come a credere che tu possa restare (stupidina)

Probabilmente mi illudo (ma buongiorno)

Aspetto troppi perdoni coglioni

Ma benvenuti nel secolo delle illusioni.

Ho capito che sta meglio sta di gran lunga meglio chi non si aspetta niente

Ma non l’hanno capito in molti, si vede dalla gente.

Quelli che aspettano davanti a un telefono (coglioni pure loro)

E farebbero prima se partissero 

Farebbero prima a prendere coraggio e mandarli a cagare.